Pensi che sia possibile ottenere un bell’aumento di stipendio? In questo articolo analizzeremo come fare, la soluzione potrebbe sorprenderti.
Se vuoi aumentare in maniera significativa il tuo reddito, l’espatrio rappresenta una scelta vantaggiosa, ma purtroppo non è possibile per tutti. In alternativa, potresti provare a creare una seconda entrata sfruttando alcune delle tue competenze, ma questo potrebbe penalizzare la tua carriera o non essere visto di buon occhio dal tuo capo.
Un ulteriore opzione è considerare di cambiare lavoro, ma sappiamo tutti che il cambiamento è stressante e comporta molti rischi che non possono essere misurati ex ante di prendere una decisione.
Le opzioni a tua disposizione non sono ancora terminate, in questo articolo analizzeremo come è possibile ottenere un aumento di stipendio.
Il Contesto per un aumento di stipendio
Per semplicità, immaginiamo che lavori nel settore privato in una classica PMI italiana. Per chi non lo sapesse, le piccole e medie imprese contribuiscono per il 63% al PIL e per il 76% all’occupazione. Prima di passare all’azione, ti consiglio di ponderare bene questa decisione stimare se hai buone probabilità di successo.
Sappiamo tutti che in azienda lo stipendio è “il segreto di Pulcinella”: tutti vogliamo sapere quanto guadagna il nostro collega vicino di scrivania o il nostro capo, e spesso restiamo sorpresi nello scoprire la verità.
Step 1: Il quadro generale
Per avere il quadro corretto, la prima cosa da fare e verificare se il settore in cui opera la tua azienda è in crescita o meno e se la tua azienda va bene oppure è in declino. Queste informazioni sono facilmente reperibili; basta consultare gli ultimi bilanci e vedere se i principali dati finanziari sono in crescita.
Cerca di fiutare qual è l’atmosfera che si respira in azienda “smell of place”, a tal proposito trovo molto interessante lo speech del prof. Sumantra Ghoshal a Davos del 1995. (purtroppo la qualità del video non è eccezionale, ma i contenuti si)
Se entrambe le predette condizioni sono soddisfatte, puoi avanzare nella tua analisi; altrimenti, è meglio attendere futuri sviluppi o iniziare a guardarsi intorno.
Step 2: Analisi quantitativa
I lavoratori sono una commodity, nonostante tutte le frasi politicamente corrette, e il salario è dettato dalle leggi della domanda e dell’offerta. Tutti noi siamo facilmente sostituibili; accettalo e metti il tuo ego da parte. Consulta gli studi di settore, che vengono pubblicati periodicamente dalle società di recruitment, e cerca di capire se il tuo stipendio è allineato a quello di mercato. Recentemente è uscito uno studio di retribuzione da parte di Michael Page che trovo molto interessante.
Se il tuo salario è in linea con il mercato, perché dovresti ottenere un aumento di stipendio? Cosa hai di speciale per essere pagato di più degli altri?
Step 3: Verifica le tue competenze
Analizza bene le tue competenze. In questo caso, ci saranno dei bias che tenderanno a farti sopravvalutare, non cadere nell’effetto Dunning Kruger.
L’effetto Dunning-Kruger è una distorsione cognitiva nella quale individui poco esperti e poco competenti in un campo tendono a sovrastimare la propria preparazione giudicandola, a torto, superiore alla media
Prova a chiedere un consiglio ai tuoi colleghi con cui lavori per capire come sei percepito, ma non agli amici.
Step 4: Passa all’azione
Se le condizioni precedenti sono state rispettate, è arrivato il momento di passare all’azione e formulare la tua richiesta.
Time is Your friend
Personalmente ritengo che un buon momento per chiedere un aumento sia durante i grandi cambiamenti: ingresso di nuovi soci, vendita della società, nuovo capo, e così via. Bisogna approfittare delle operazioni straordinarie.
Durante la mia esperienza, ricordo che l’azienda per la quale lavoravo aveva grosse difficoltà nel terminare un progetto e, dopo aver tentato senza successo la quotazione in borsa, decise di vendere il 35% delle azioni a un fondo di Private Equity. Alla fine, la due diligence andò a buon fine, e i principali dirigenti coinvolti, tra cui io, ottennero un aumento di stipendio. Non ero a conoscenza dell’altro lato della medaglia. La società per la quale avevo lavorato duramente, pur di vendere, aveva dato al fondo l’opzione di potermi licenziare entro sei mesi se non avessi performato, ma questo è un altro discorso.
Non sempre sarà possibile, ma bisogna sempre essere focalizzati solo su quello che possiamo controllare, ovvero lavorare duro ed impegnarsi al massimo, senza essere ossessionati dall’aumento di stipendio. Il principio è lo stesso dell’interesse composto, i risultati arriveranno nel lungo termine, non mollare mai.
La testimonianza
Per sviluppare meglio questo tema, visto che io sono un CFO ho pensato potesse essere utile chiedere un parere a chi è veramente esperto Capitale umano. Vi presento la mia amica Chiara Bodini fondatrice dell’agenzia Purpose&Talent.
Grazie per questa testimonianza, so che sei molto impegnata in questo periodo.
TFC: Secondo te è possibile misurare il talento?
CB: Faccio una premessa, lo stipendio è un grande motivatore, nel breve termine e nella psicologia viene identificato nella motivazione estrinseca, quella parte della motivazione che viene da “fuori”. Mentre la motivazione intrinseca, che è più potente nel lungo periodo, quale ad esempio riconoscere a sé stessi di fare bene le cose, è ciò che noi da dentro restituiamo fuori.
Bene ora posso cominciare.
Misurare il proprio talento richiede una certa dose di oggettività e consapevolezza, questo lo dico subito, perché se non si è onesti, sarà un esercizio inutile. Mentre per tutti coloro che vogliono mettersi in discussione, soprattutto puntando al lungo termine, è certamente una buona attività da fare per massimizzare il reddito.
Il talento per prima cosa è un insieme, tutti ce l’hanno, se ben amministrato (un po’ come le risorse) può aumentare, ed infine è una commodity (volendo usare terminologie economiche!).
Per prima cosa va analizzata la nostra area di knowledge, ovvero ciò che abbiamo acquisito come formazione, informazioni in senso lato. Cosa sappiamo è una buona parte del nostro talento, perché sono gli ingredienti della merce di scambio maggiormente misurabili, ma non necessariamente i più importanti.
Secondo step: un’analisi consapevole (qui possiamo chiedere un feedback a chi lavora con noi) di quali sono le nostre più competenze trasversali, ad esempio la nostra capacità comunicativa, la nostra leadership, la negoziazione, tutto quello che ha a che vedere con la capacità che abbiamo sviluppato in vari ambiti e dimensioni. Questo è il secondo elemento, quello che ha complessità maggiori nella sua identificazione, ma che restituisce, una volta chiarito internamente, una spinta propulsiva al cambiamento.
Terzo step ha che vedere con il “flow”, quella sensazione che abbiamo, quando facciamo qualcosa che ci piace e ci fa stare bene, per cui il tempo passa e non ce ne accorgiamo. Quando dopo ore alziamo lo sguardo e magari si è fatta sera. Questo indicatore è importantissimo, ci permette di capire le nostre inclinazioni, non necessariamente un lavoro o un ruolo, ma cosa ci fa stare bene.
Questi 3 step, sono gli ingredienti del talento possono essere misurati e analizzati in vari modi. Il primo è senz’altro più semplice del secondo, ed il terzo è soprattutto un tema di consapevolezza interiore. Metodologie quali i percorsi con un coach o assessment come Hogan ci possono aiutare, ma soprattutto la nostra capacità di vederci nell’insieme e non a compartimenti stagni.
Chi siamo e cosa facciamo non sono poi, o non dovrebbero essere, così distanti.
TFC : Qual è dovrebbe essere il purpose di ogni lavoratore?
CB: Il purpose è il significato della propria esistenza ed identità, per semplificare, è ciò che ogni giorno ci fa alzare la mattina e andare a fare quello che facciamo. Il lavoro rappresenta gran parte della nostra esistenza. Nelle relazioni con gli altri portiamo noi stessi, non solo le nostre competenze, per l’appunto il nostro talento.
Il purpose del lavoratore è quello di eseguire al meglio quello che è chiamato a fare per sé stesso e per l’organizzazione in cui opera. La motivazione intrinseca dell’essere umano, è il fattore più potente quando si tratta di long-term e generazione di valore per sé stessi e per il mondo esterno.
TFC: Pensi che le persone si sopravvalutano nel misurare le proprie competenze?
CB: Molti studi lo dimostrano, come hai citato con la sindrome di Dunning Kruger. Un altro aspetto che va analizzato è la sindrome dell’impostore, che induce chi ne soffre a non sentirsi meritevole dei successi che ha ottenuto. Quindi l’esatto opposto. Penso sia un buon ragionamento quello di essere a conoscenza di questi due effetti psicologici, rispetto all’auto-analisi, che è piena di bias.
Investendo però in consapevolezza, onestà e senso critico, e chiedendo alle persone intorno un feedback ci sono buone possibilità di fare un ottimo lavoro. Personalmente, credo tantissimo nel potere della scrittura: un semplice diario è uno strumento potente per chi lo scrive, utile per fare ordine e chiarezza.
Aggiungo che continuare ad imparare, aumentando il livello del primo ingrediente, il knowledge diamo la possibilità al talento di prosperare. Un po’ come il risparmio sta all’investimento, mi permetto questa metafora.
TFC: Quale potrebbe essere la migliore strategia per ottenere un aumento di stipendio?
CB: Sapere perché ce lo meritiamo e saperlo argomentare molto bene e in dettaglio. Conoscere realtà che potrebbero riconoscerci questo merito (per un auto-boost interiore). Sapere che dipende da noi con molte probabilità al 50%. Se non lo otteniamo subito, un 25% sarà aumentare il nostro impegno mentre il restante 25% sarà fare networking. Così facendo, diamo anche l’opportunità all’organizzazione di riconoscerlo.
TFC: Per me la lettura di libri, non solo di temi economici, è un’abitudine consolidata. Ho dedicato tante ore a questa attività, soprattutto negli ultimi anni. Sinceramente, penso che nel lungo termine i benefici siano evidenti sotto tanti profili. C’è un libro in particolare che ti ha cambiato la vita oppure hai un autore che segui con particolare attenzione ?
CB: I libri sono puro nutrimento e come dicevo prima, la conoscenza è un ingrediente fondamentale per la nostra ricetta di talento. Ci sono davvero molti libri e molti autori che mi hanno dato tanto, tantissimo anche in termini di crescita interiore, e uno che posso citare, e che in realtà non è un libro ma un discorso raccolto in un piccolo libricino, è il Cammino dell’ uomo di Martin Buber.
Buber è stato un grandissimo filosofo, psicologo e teologo del XX Secolo. Una vita incredibile e una saggezza senza pari. Cito giusto un paio di frasi del libro: “Con ogni uomo viene al mondo qualcosa di nuovo che non è mai esistito, qualcosa di primo e unico.” ,“ Ciascuno deve custodire e santificare la propria anima nel modo e nel luogo a lui propri, senza invidiare il modo e il luogo degli altri.”
Non voglio aggiungere troppo, perché mi auguro che dopo questo articolo a qualcuno venga voglia di leggere Buber. Questo filosofo, mi ha aiutata a vedere con chiarezza e semplicità quanto il purpose di ognuno di noi, è un cammino, e non un oggetto da rincorrere.
Grazie Chiara per questa breve intervista e per il tempo che ci hai dedicato. È stato davvero molto interessante poter discutere con te. Invitiamo i nostri lettori a seguire Chiara Bodini per ulteriori consigli e ispirazioni.
On avance!