Si parla molto dei cosiddetti cervelli in fuga, per questo ho deciso di portare sul blog anche queto tipo di esperienze in quanto utili nel percorso verso il raggiungimento dell’indipendenza finanziaria. Se hai sempre avuto il desiderio di espatriare, ma questo sogno non si è ancora realizzato allora, forse, quello che leggerai potrebbe aiutarti.
Nel precedente articolo “Strategie di Espatrio per Aumentare il Reddito “, abbiamo discusso di come espatriare possa essere una strategia efficace per ampliare le opportunità di carriera e aumentare proprio il reddito in maniera significativa.
L’espatrio è un percorso ricco di potenziale per la crescita professionale e personale, espone l’individuo a nuovi mercati lavorativi e culture diverse, che arricchiscono sia le competenze che le prospettive personali. È stato evidenziato che esistono due modalità principali: l’espatrio individuale e l’espatrio aziendale.
L’articolo sottolinea anche l’importanza della scelta del paese basata sul potere d’acquisto dei salari e le opportunità meritocratiche, con un occhio di riguardo agli Stati Uniti e alla Svizzera.
La storia di Silvano Paxia
È arrivato il momento di fare un passo avanti inaugurando la serie Cervelli in Fuga. Oggi, intervisto un amico che ha già affrontato con successo questa esperienza, uno dei numerosi cervelli in fuga dall’Italia: l’ingegnere Silvano Paxia.
TFC: Caro Silvano, intanto buongiorno e grazie per questa testimonianza, suppongo che sarai molto impegnato. Il primo step, del mio modello di riferimento, è rappresentato dal rafforzamento del Capitale Umano, inteso come investire su se stessi che vuol dire investire in istruzione, formazione, competenze e relazioni. Questo è un elemento fondamentale per raggiungere l’indipendenza finanziaria. Puoi raccontaci, brevemente, il tuo percorso formativo?
SP: La mia famiglia ha sempre valorizzato la formazione, visto che mio padre era un professore di Geometria alla facoltà di Ingegneria a Catania e mia madre insegnava Italiano e Storia. Siamo cresciuti a pane e matematica e abbiamo vissuto all’estero per le ricerche di mio padre: India, Canada e Stati Uniti. A Boston andavo in una delle rare scuole americane con il latino, la rinomata Boston Latin Academy.
I miei genitori hanno preferito investire nella nostra cultura e formazione, invece di lasciarci beni materiali che oggi avrebbero un valore irrisorio. Gliene sono molto grato
Ho studiato Ingegneria Informatica a Catania, con tesi al Robotic LAB della New York University. Con una borsa di studio, ho conseguito un Master in Computer Science alla New York University. Questo mi ha portato molte opportunità sia materiali che di forma mentis. Non mi accontento e continuo a studiare e fare nuove certificazioni, perché nel settore IT quello che si fa ora è già superato e bisogna anticipare il futuro.
TFC: Rientri nella classica categoria dei cervelli in fuga. Quando e perché hai deciso di espatriare? Il tuo che tipo di espatrio è stato?
SP: Mio fratello, cittadino americano, mi ha spinto a partecipare alla lotteria della green card dieci anni fa, prevedendo difficoltà per gli Europei e gli Italiani. Ho vinto al primo tentativo, come lui. Facevo il consulente informatico e avevo una società in Sicilia con clienti in tutto il mondo, ma andare all’estero oltre i 40 anni con la famiglia non era facile, richiedeva non poco coraggio.
Ma nel 2019 ho deciso di cambiare vita, pensando ai miei figli. Ho organizzato tutto in 5 mesi, pianificando come faccio con i miei progetti e sono stato assunto dal mio migliore cliente, una multinazionale americana, e siamo partiti io, mia moglie malese e i miei due bambini.
TFC: Quali sono state le tue difficoltà inziali? Per esempio hai avuto problemi con la lingua? I bambini si sono integrati facilmente con la scuola?
SP: Appena siamo arrivati in America, io e la mia famiglia ci siamo sentiti a casa. Non avevamo problemi con la lingua, perché i bambini parlavano sempre in inglese con la loro mamma. Ci siamo ambientati bene sul lavoro, abbiamo trovato nuovi amici e il posto era meraviglioso, sembrava un sogno.
Ma la vita ci ha riservato una brutta sorpresa, dopo solo tre mesi abbiamo scoperto che mia moglie aveva un cancro incurabile, e poi è scoppiata la pandemia, e tutto il nostro progetto di vita sembrava andato in frantumi. Le cose erano anche complicate dal sistema sanitario, che era molto diverso da quello italiano e non facile da capire. Mia moglie se n’è andata l’anno dopo, ma io non ho cambiato idea, volevo che i bambini crescessero in un posto che potesse dar loro un futuro migliore, così ho deciso di restare negli Stati Uniti e con il sostegno della mia famiglia che non mi ha mai lasciato solo, posso dire che oggi sono contento della mia scelta di vita.
TFC: Adesso, passiamo alla tua brillante carriera professionale, è vero che gli US sono meritocratici oppure è un falso mito? I salari nel tuo settore da quanto partono per un ingegnere?
SP: Posso confermare che non è una leggenda, e la mia carriera ne è la prova. Nel 2009, la multinazionale dove lavoro ora aveva scelto la mia piccola impresa di consulenza in Sicilia per creare un software strategico di modellazione 3D che ancora oggi è usato in 60 paesi e 11 lingue. Ci avevano scelto per la nostra professionalità e creatività, una bella sfida per la multinazionale americana visto che a poca distanza c’è la Silicon Valley. Ma questo mostra che per le aziende contano le tue competenze, e non la razza, l’aspetto o le raccomandazioni. È anche vero che per certi ruoli aziendali a livello Executive pesano molto le relazioni.
Gli stipendi negli Stati Uniti cambiano molto in base al posto in cui lavori, ovviamente New York e la California, dove vivo io, sono i posti in cui gli stipendi sono più alti, ma anche perché il costo della vita è altissimo. Un ingegnere informatico Junior in California parte con uno stipendio di 100K all’anno più ovviamente Bonus e altri benefit.
TFC: Nel mio modello, il secondo step per raggiungere l’indipendenza finanziaria è rappresentato dal risparmio. Mi chiedo, quando lavoravi in Italia, quanto riuscivi a risparmiare in percentuale e se adesso che vivi in California la percentuale di risparmio è aumentata?
SP: Risparmiavo il 10% in Italia, qui in USA il 30-35%. Le aziende aumentano lo stipendio del 5% ogni anno, più bonus e promozioni, quindi si risparmia bene. Investo anche in fondi pensione e college per i figli.
TFC: Il terzo, ed ultimo, step è rappresentato dagli investimenti. Preferisci l’investimento azionario o in immobili? Come è strutturato il tuo portfolio?
SP: Attualmente, il mio portafoglio include ETF e alcuni titoli tecnologici. Ho investito in Microsoft diversi anni fa e ora, grazie agli investimenti in AI, è indubbiamente la società tecnologica leader mondiale. I concorrenti non riescono a tenerle testa e scelgono di allearsi con Microsoft anziché sfidarla, come dimostra il caso di Oracle.
TFC: Che consiglio ti senti di dare a chi si sente di appartenere ai cervelli in fuga e vuole tentare di espatriare?
SP: Non so dare consigli perché è una scelta personale, ma serve il coraggio di ricominciare da capo e non scoraggiarsi per le difficoltà iniziali, ma credere nel proprio progetto. Serve anche un piano ben chiaro e non andare a caso, bisogna organizzare ogni passo e gestire le criticità, come ho fatto io. Bisogna poi sapere che le esperienze fatte in Italia sono utili in altri paesi, perché gli italiani sono molto stimati nel mondo.
TFC: Per concludere, cosa ti manca dell’Italia e di solito ogni quanto tempo ritorni?
SP: Torno in Italia ogni estate, ma dopo una settimana voglio andare via e tornare in California. Qui mi piacciono il rispetto, la pulizia e le regole che là mancano. Sono triste di lasciare la mia terra, ma so che l’Italia mi ha formato, reso creativo e insegnato i rapporti inter personali. Noi italiani facciamo molto con poco e questo è apprezzato ovunque.
Grazie Silvano per questa breve intervista e per il tempo che mi hai dedicato. Bravo!
È stato davvero molto interessante aver avuto la possibilità di poter discutere con te.
On avance!