Oggi, 25 luglio, è una data molto importante per chi ama l’Italia, per i managers, per chi è espatriato e per chi crede nella meritocrazia. È il sesto anniversario della scomparsa di Sergio Marchionne.
Scrivo questi pensieri di getto, con gli occhi velati dalle lacrime, mentre sono in volo verso Bangkok. Non posso non pensare a chi andava in aereo due volte alla settimana da Torino a Detroit per creare FCA (Fiat Chrysler Automobiles), oggi diventata Stellantis, uno dei principali gruppi automobilistici al mondo.
Forse non tutti sanno che, in realtà, Sergio Marchionne è “morto sul lavoro”. Non si è risparmiato fino all’ultimo giorno, mettendo prima di tutto le sue responsabilità di CEO e, purtroppo, solo dopo la sua salute e la sua famiglia. Era fatto così: amava sistemare le cose. “I’m a fixer, è la sola cosa che so fare”, diceva spesso.
Da quando è morto, mi manca la sua visione delle cose e la sua originale prospettiva. Il mondo in cui viviamo, che per lui era piatto, senza fusi orari, ora è un po’ più buio senza la sua luce. Ogni tanto mi chiedo: ma chissà cosa avrebbe fatto Sergio? Cosa avrebbe detto? La risposta a questa domanda non esiste perché il suo pensiero e il suo genio sono inimitabili.
Il ricordo di Sergio Marchionne
Mi rattrista il fatto che sia stato dimenticato troppo in fretta; questo aspetto fa parte della nostra cultura italiana. Celebriamo subito e dimentichiamo con la stessa velocità.
Sul Wall Street Journal, c’è una rubrica chiamata “Obituaries”, il cui spirito è di raccontare storie di vita, non di morte (“It’s the Story of a Life, Not a Death”). Sarebbe bello se il principale giornale economico italiano, Il Sole 24 Ore, prendesse spunto e facesse la stessa cosa. Ne abbiamo tante di storie da raccontare di italiani che hanno fatto la differenza nel mondo del business, che sono stati dimenticati a partire da Amedeo Peter Giannini fino a Sergio Marchionne.
Chiudo questo breve post citando il mio passaggio preferito della lettera che SM inviava ai neoassunti in FCA:
“Esiste un mondo in cui le persone non lasciano che le cose accadano. Le fanno accadere. Non dimenticano i propri sogni nel cassetto, li tengono stretti in pugno. Si gettano nella mischia, assaporano il rischio, lasciano la propria impronta. È un mondo in cui ogni nuovo giorno e ogni nuova sfida regalano l’opportunità di creare un futuro migliore. Chi abita in quel luogo, non vive mai lo stesso giorno due volte, perché sa che è sempre possibile migliorare qualcosa.”
Riposa in pace, Sergio. Io non ti dimenticherò mai e continuerò ad onorare la tua memoria.